Articolo pubblicato sul numero di settembre 2016 di #Arezzo
Settembre segna il mese del rientro a scuola per i circa 150 mila studenti delle scuole superiori della Toscana. L’iter scolastico è una tappa fondamentale per i ragazzi e per i genitori, poiché rappresenta il primo passo per costruire il proprio futuro professionale. È stato sottolineato più volte come sia necessario affrontare la distanza tra titolo di studio e opportunità lavoro nel nostro Paese. Un tema molto rilavante visto il tasso di disoccupazione giovanile particolarmente elevato, fenomeno dal quale anche la nostra regione non è indenne: sono il 32% infatti i giovani tra 15 ed i 24 anni in cerca di lavoro in Toscana.
Esistono dunque anche qui difficoltà nel punto di contatto tra formazione e mercato del lavoro. Per quanto riguarda il livello di istruzione, i dati della nostra regione e delle province del sud della Toscana mostrano dati leggermente migliori rispetto al resto del Paese. La percentuale di diplomati in età lavorativa (25 – 64 anni) oscilla intorno al 50%. La percentuale di persone con un titolo di studio universitario (diploma universitario del vecchio ordinamento, laurea triennale o laurea specialistica) è del 17% al livello nazionale, la Toscana si discosta poco da questo dato (18%) e la Provincia di Siena mostra valori superiori avvicinandosi al 22%.
Questi dati devono però essere raffrontati con l’offerta di lavoro presente nel nostro territorio. L’indagine Excelsior, condotta annualmente dalle Camere di commercio su un campione di 100mila imprese private del Paese, illustra come nella nostra regione le assunzioni previste dalle imprese nel 2015 riguardino in minima parte laureati. Delle 47.910 assunzioni programmate, 4.240 erano rivolte a laureati (il 9%), 18.940 a diplomati della scuola secondaria superiore, 10.390 a persone in possesso della qualifica professionale e 14.340 a figure per le quali non è richiesta una formazione scolastica specifica. Si tratta comunque di un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente, ma comunque inferiore al dato nazionale: in Italia era previsto infatti un fabbisogno di laureati da parte delle imprese dell’11%. Se confrontiamo il numero complessivo di neolaureati dei quattro atenei toscani nel 2014, pur considerando che molti studenti dopo la laurea triennale proseguono il proprio percorso di studi, e tralasciando la mobilità della popolazione, vediamo che la domanda delle imprese di giovani laureati rappresenta solo un quarto di coloro che hanno ottenuto un titolo nel 2014. È dunque evidente quanto siano necessari migliori percorsi di valorizzazione delle conoscenze, in Italia infatti, secondo i dati OCSE, i lavoratori hanno meno probabilità di essere occupati in mansioni che richiedono un alto livello di competenze rispetto alla media dei paesi OCSE. Una questione che chiama in causa le imprese che devono migliorare l’investimento nella formazione e nel suo utilizzo e università e scuole superiori che devono meglio sviluppare l’educazione all’imprenditorialità anche accrescendo i canali formativi degli istituti professionali e della formazione post secondaria non universitaria. Lo Stato e gli Enti Locali devono svolgere un ruolo di coordinamento che sappia creare maggiore interazione tra questi soggetti, anche al livello locale, per riuscire a valorizzare le competenze e creare le opportunità di crescita di cui il nostro territorio ha bisogno. Gli ITS, scuole ad alta specializzazione tecnologica post diploma, nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche, sembrano andare in questa direzione, e secondo una recente analisi del Miur mostrano un tasso di occupazione dell’81,1% a 12 mesi dal raggiungimento del diploma. Ed esistono anche alcuni esempi nel nostro territorio, come l’ITS “Nuove tecnologie per la Vita” progettato e gestito da una fondazione che comprende scuole superiori, enti di formazione, imprese, i tre atenei toscani e gli enti locali propone corsi post diploma per formare figure professionali nel settore strategico delle life sciences.